LETTERA AD UN BAMBINO MAI NATO
Figlio mio,
se tu fossi nato ora
avresti trent'anni e saresti sposato o single chissà...Comunque saresti qui ed
avresti trent'anni....
Trent'anni... non sono
molti ma per me è come se fossero trecento, tremila...è come se fossero
un'eternità...
L'eternità dell'inferno
in cui vivo da trent'anni...
Ogni giorno di questi
ultimi trent'anni, mi sono svegliata pensando a te e mi sono addormentata
pensando a te. Ogni giorno ti ho coccolato, sgridato, lavato, ho curato le
tue ferite,anche quelle del cuore, ti ho abbracciato, baciato...
Ricordo quando è nato
Fabio...Lo guardavo crescere e pensavo che avresti potuto essere tu.Cercavo di
immaginare cosa potevi avere di diverso...Certo non potevi avere i capelli di
Alfio, così biondi, magari avresti avuto i miei, castani, o quelli di tuo padre
che erano...
No, non ricordo com'erano
i capelli di tuo padre, anzi non ricordo quasi nulla di lui.Ricordo solo che ero
così giovane, così scioccamente giovane...
Ma sono cresciuta in
fretta però, sai? Sono cresciuta quel giorno di trent'anni fa, strano sembra
ieri, in cui "lui" mi ha detto: "Un figlio? Ma sei pazza? Devo
finire l'università, tu la scuola e poi... chi mi assicura che è mio?".
Buffo no? Ricordo
benissimo quel giorno, ricordo che gli ho voltato le spalle, non volevo mi vedesse piangere, e mi sono allontanata da
lui ma non ricordo nè il suo nome nè la sua faccia. Meglio così, non importa
...Non ricordo neanche la reazione dei miei, ricordo solo che mi hanno fatto
abortire, ricordo che ha fatto tutto mia mamma...
Strano, la tua
"morte?", come potevi morire se non sei mai nato?Eppure c'eri ed ora
non ci sei;non sei nato ma c'eri, non sei morto ma non ci sei...che assurdo
gioco di parole.
Ricordo solo che c'eri,
c'eri!!! Ma dove sei adesso, dove sei andato?
Si certo, in questi
trent'anni sei sempre stato con me.Ti ho visto crescere e ti ho insegnato a
parlare, a camminare, a ridere, ad amare, a perdonare...Io, che non riesco a
perdonare me stessa, ti ho insegnato a perdonare...
Tu c'eri, ti ho visto;ti
ho visto in Fabio, in Laura, in Angela, in Claretta.Tu c'eri!E quando Alfio ha
deciso che quattro figli erano abbastanza, sei andato via...Ma stai per
tornare, lo so, ti sento, so che tra qualche mese sarai ancora qui con me.
Mi spiace solo che in
tutti questi anni ti abbia visto solo io, gli altri non ti conoscono, non sanno
che sei sempre stato con loro, in loro;ma so che tu li conosci e li ami, sono i
tuoi fratelli, è tuo padre...si dopo trent'anni Alfio non può che essere tuo
padre.
Bambino mio,
se sei in qualche posto
vicino a me e puoi vedermi perdonami, perdonami...
Sai una volta un prete mi
ha detto inorridito che la Chiesa Cattolica non accetta l'aborto;come se la
madre che abortisce lo accettasse!Cosa ne sa la Chiesa del dolore che si
nasconde dietro questa scelta così dolorosa, così impietosa ma così inevitabile
a volte...
Cosa potevo fare?Avevo
solo quindici anni e trent'anni fa, avere quindici anni non era come averli
adesso. Allora non potevi nè parlare, nè discutere nè pretendere, potevi, anzi
dovevi, solo ubbidire e basta!Ed io cosa ho fatto? Ho ubbidito e basta!Vorrei
poterti dire "non volevo" ma non posso dirtelo, ho solo ubbidito
senza neanche chiedermi se era quello che volevo.
Dopo, solo dopo, quando
mi sono svegliata in quel lettino, dolorante, stanca e con un terribile senso
di vuoto, intorno ma soprattutto dentro di me, ho capito che non volevo...ma
ormai era tardi.Quel senso di vuoto è diventato il mio amico più caro, sai?Quel
senso di vuoto sei tu, mio piccolo innocente Angelo, sei tu che mi hai sorriso
con gli occhi di Fabio, di Laura, di Angela e di Claretta. Adesso è tanto tempo
che non mi sorridi, ma stai per tornare e so che mi sorriderai di nuovo, stai
per tornare ed io sono qui che ti aspetto.
Il prete mi ha detto che
devo invocare il perdono di Dio, ma io non voglio il suo perdono, voglio il
tuo, voglio il mio!
Bambino mio,
la tua mamma è qui che ti
aspetta torna, torna presto, non vedo l'ora di rivederti...
Ma quando sarai tornato, chi rivedrò?Mio figlio o la mia colpa?
la tua mamma
Questa è una lettera che fa parte di una raccolta di dieci lettere che ho scritto molto ma molto tempo fa...all'incirca 35 anni fa( prima di metterla nel blog l'ho leggermente modificata però). Ho anche partecipato ad un concorso per pubblicare la raccolta, ma pur essendo arrivata tra le prime non ero tra le prime tre quindi tutto si è concluso con un bel niente...Ma questa è un'altra storia. Oggi mi è venuto in mente di riportarla qui nel blog ed ho scelto proprio questa perchè parla di un tema molto doloroso :l'aborto. Premetto che personalmente sono contraria all'aborto, parlo della mia persona ovviamente, ma quando nel lontano 1981 ci fu il referendum votai "No" all'abrogazione della legge. Però non ho mai considerato, nè vorrei si considerasse adesso, l'aborto un metodo anticoncezionale. Fatte queste premesse credo, in quanto donna e madre, anche se non ho personalmente provato questo dolore sulla mia pelle, che nonostante tutto l'aborto sia sempre una scelta molto ma molto dolorosa per la donna. Credo sia un bagaglio di dolore che ti porti dietro, come un pesante e doloroso peso sulle spalle, per il resto della vita, la tua intera vita. Non credo che chi abortisce lo fa con sconsideratezza o leggerezza o meglio posso anche credere che a volte c'è chi lo fa a cuor contento, per così dire, ma poi quando tutto è finito ti accorgi che qualcosa è cambiato dentro di te, che tu non sarai mai più la stessa. L'aborto è qualcosa che si è sempre praticato, nei modi più orribili e dolorosi e pericolosi, l'aborto è, come la pedofilia, la tortura, la zooerastaia e altre barbarie umane, qualcosa che è nato con l'essere umano però l'aborto, a differenza di tante altre crudeltà, non è qualcosa che deve essere giudicato nè punito. Voglio dire io personalmente posso, e lo sono, essere contraria all'aborto ma non ho il diritto di giudicare la donna, la mamma, che decide di abortire il proprio figlio. I motivi possono essere molteplici e svariati e magari non tutti etici e probabilmente anche risolvibili ma credo che se una donna ricorre a questa pratica è perchè non vede altre vie d'uscita nè per sè nè per il bambino che dovrebbe mettere al mondo ed allora chi ci dà il diritto di giudicare il trascorso di una donna, la sua decisione, sicuramente sofferta, la sua scelta?Chi ci dà il diritto di vietarle una scelta che è assolutamente e solo e molto personale e individuale? Possiamo non essere d'accordo ed è nostro dovere farlo presente ma poi l'ultima decisione spetta a lei perchè sarà lei, anche se probabilmente in quel momento non lo sa e non lo pensa assolutamente, a dover convivere tutta una vita con il rimorso, il dolore, e il senso di colpa per quello che ha fatto nonostante avesse, quando lo ha fatto, i migliori motivi per farlo; sarà lei che, nonostante tutto l'appoggio e il supporto che le si potrà dare dovrà decidere se e cosa fare con questa Vita che le cresce in grembo; sarà lei a dover decidere se vuole diventare mamma nonostante tutto, perchè credo che se una donna decide di abortire i "nonostante" e i "se" e i "ma" e i "e adesso come faccio" e i "povera me"sono le sole parole che in quel momento lei sente, che lei pensa, e dato che è lei a dover vivere con i se, i nonostante, i ma ecc ecc noi non abbiamo il diritto di giudicarla nè punirla nè farla sentire in colpa...il solo ed unico diritto che abbiamo è dirle " Non è giusto, secondo me, perchè..." ed aiutarla nel cercare una soluzione diversa cercando di smontare i suoi se e i ma e i nonostante ecc ma poi, con la civiltà che dovrebbe essere il solo segno distintivo di un essere umano evoluto, lasciarla libera di decidere da sola e in serenità...
L'abolizione del diritto di abortire per una donna, quando e se vuole, equivale a una maternità obbligatoria, una forma di stupro da parte dello Stato.
( Edward Abbey )
L'abolizione del diritto di abortire per una donna, quando e se vuole, equivale a una maternità obbligatoria, una forma di stupro da parte dello Stato.
( Edward Abbey )