sabato 29 dicembre 2012

Carpe diem...di felicità!

Cos'è la felicità?Non è facile dare una risposta a questa domanda...Personalmente ho sempre creduto che la felicità, così come la gioia, la rabbia, il dolore e tutti gli altri sentimenti che gli esseri umani sono in grado di provare, sia molto relativa e personale. Nel senso che ci sono persone geneticamente predisposte a provare tristezza durante la maggior parte della loro vita, ed altre che invece sono portate a provare gioia e quindi felicità. E' vero ci sono persone ottimiste, che sempre e comunque provano e sentono del bello e del buono in ogni cosa e persone pessimiste, che invece nel loro quotidiano provano quasi sempre solo dolore e rabbia. Eppure l'attimo, perchè la felicità è un attimo intenso e profondo quanto una vita intera, di felicità lo proviamo tutti e anche più spesso di quanto non si creda.Proviamo ad andare un pò indietro con la memoria, molto indietro a quando eravamo bambini, per esempio...Forse non tutti abbiamo avuto un'infanzia serena, magari qualcuno ha anche avuto "una brutta infanzia", ma credo che almeno una volta, anche una sola tutti noi da bambini abbiamo provato un istante di felicità!Per esempio la mattina di Natale, quando pieni di speranza e ansia siamo andati sotto l'albero e abbiamo trovato: wow la bambola che tanto desideravamo, la macchinina come quella del nostro compagno di banco, l'ultimo modello della scatola dei lego...Cos'era quella se non felicità? Quell'immensa gioia che abbiamo provato quando, scartando il regalo, abbiamo visto che babbo Natale ci aveva portato proprio quel giocattolo, quello che avevamo tanto desiderato.E quanto ci abbiamo giocato...Crescendo la felicità è cambiata, è cresciuta con noi ma non è andata via. Ricordiamo tutti la nostra prima "cotta". Quell'emozione strana, quel senso di languore allo stomaco che si prova quando si comincia a guardare un esemplare dell'altro sesso con occhi diversi. Non tutti sono stati sempre ricambiati, d'accordo, ma prima o poi qualcuno è arrivato per tutti...e che emozione sapere che l'altra persona provava lo stesso nostro interesse. E il primo bacio? Credo che quello lo ricordiamo tutti, ma proprio tutti e cos'era quella meravigliosa sensazione di pace e benessere se non felicità?E gli attimi di felicità continuano: ottenere il lavoro tanto desiderato, laurearsi dopo tante fatiche, sposarsi con la persona che in quel momento si amava più della propria vita, guardare negli occhi nostro figlio appena nato....Attimi, appunto, solo meravigliosi, impagabili istanti di puro benessere, di pura pace, con se stessi ed il mondo,   attimi di un vago senso di immortalità e onnipotenza. Del resto se la felicità non durasse, per l'appunto, un attimo sarebbe gioia, serenità, benessere psichico. La felicità, proprio perchè intensa e travolgente dura solo un attimo.Non credo che il nostro cuore, la nostra mente, potrebbero reggere la felicità a lungo nè credo che riusciremmo a goderla appieno se durasse per tutta la vita. Però quell'attimo di felicità se ben custodito, se ben apprezzato, se vissuto con la consapevolezza che merita ci permette di andare avanti a testa alta, sapendo che prima o poi, anche nei momenti più tristi, se si sa ben cercare quell'attimo arriva. Per me quest'anno è arrivato. Mi preparavo ad affrontare un Natale non proprio allegro e sereno: mia mamma è mancata da poco, i miei figli lavorano all'estero...Ero abbastanza triste ed anche un pò depressa ma poi... mio figlio è a casa con me per una convalescenza post operatoria e mia figlia...mia figlia decide di farmi una sorpresa e suona a casa sua(il possessivo "sua" non è un errore, è proprio quello che intendevo) all'una di notte del 23 dicembre!Trovarmela davanti, inattesa ed inaspettata, è stato per me il più bel regalo di Natale e per un attimo, che porterò sempre nel mio cuore, ho provato l'intenso, meraviglioso, indescrivibile attimo di felicità.E così ho passato un Natale sereno e allegro con la mia famiglia, tutta la mia famiglia.Ecco perchè desidero fare a tutti un augurio non per Natale, che ormai è passato, ma per l'anno nuovo, questo 2013 che , almeno in Europa, sembra iniziare sotto pessimi auspici:auguro a tutti voi, con sincerità, di riconoscere e apprezzare il vostro attimo di felicità;vi auguro di saperlo cogliere, anche se è solo un attimo, e di custodirlo gelosamente nel vostro cuore e nella vostra memoria. Perchè se lo riconoscerete quell'attimo di felicità vi accompagnerà sempre e vi sarà d'aiuto anche nei momenti più bui. 
                   Bisognerebbe tentare di essere felici, non foss'altro per dare l'esempio
                                                                                                                    (Prèvert)


giovedì 20 dicembre 2012

Dall'Olimpo...(capitolo secondo)

Nel parcheggiare Virginia si rese conto, non senza una certa apprensione, di essere arrivata lì senza nemmeno accorgersene persa com'era nei suoi pensieri di madre preoccupata e moglie ferita!"Spero solo di non essere passata con il rosso" pensò proprio mentre le ragazze cominciavano ad uscire...Ma dov'era Aurora? Ecco Claudia, la sua amica del cuore, ecco la ragazza con i capelli rossi che si chiama...si chiama...niente non lo ricorda mai il nome di quella ragazza ha un nome così strano Asia, Arya,Amia...insomma qualcosa del genere... ma Aurora?? Ah eccola... e un grosso sorriso di sollievo si stampò sul viso di Virginia. Il suo sorriso di madre orgogliosa, nato spontaneo alla vista della bella figlia che si avvicinava alla macchina, però scomparve presto quando si accorse che l'espressione della figlia non era proprio di gioia."Ciao amore tutto bene?" "Uhm uhm""Com'è andata a scuola?" "Solito...""Hai mangiato, sei stanca?""Mamma basta con tutte queste domande, non sono più una bambina, piantala uffa."E sbuffando la figlia si era voltata con aria imbronciata verso il finestrino, per guardare fuori con ostentata indifferenza. "Ok"pensò Virginia "oggi non è la giornata giusta, forse è meglio lasciarla stare."Quindi cercando di apparire normale e non ferita, anche se in realtà lo era eccome, si immise nel traffico e cominciò a guidare in silenzio verso casa. Ogni tanto lanciava uno sguardo alla figlia, sperando di trovarla girata verso di lei e con in faccia quel bel sorriso birichino che aveva da bambina, ma niente...Aurora continuava a guardare, con ostinata perseveranza, fuori dal finestrino come se al di là del vetro si rincorressero i più bei paesaggi del mondo e non file e file interminabili di facciate, tutte ugualmente sporche, di enormi condomini della periferia milanese.Quando Virginia premette il pulsante del cancello automatico che immetteva alla loro villetta, fu quasi sollevata di essere arrivata a casa e di dover scendere da quella macchina dove l'aria cominciava a mancare, per quanto era pesante. A cena però l'umore di Aurora cambiò e da musona e taciturna, qual era stata fino a poco prima, divenne allegra e chiaccherona. Cominciò a raccontarle della sua giornata per filo e per segno e con ricchezza di particolari e riuscì anche a farla ridere raccontandole l'episodio dell'interrogazione, di latino, di un suo compagno che Aurora definiva "più asino dell'asino più asino tra gli asini!"..."Quindi ti dicevo mamma che dato che sabato non devo andare da papà posso andare alla festa di compleanno di Ammina, andiamo in pizzeria e poi al cinema naturalmente sua madre ci accompagna...""Frena frena chi è Ammina?""Come chi è? E' la mia compagna di scuola, quella con quei bei capelli rossi...la  conosci" "Ma non si chiama Asia o Amia o che accidenti ne so?" "No mamma, me lo chiedi ogni volta ed ogni volta sbagli nome. Possibile che proprio non ti entra in testa?Si chiama Ammina A-M-M-I-N-A capito?""Ehi signorina non usare quel tono da saputella con me, sai?E' un nome insolito, non comune quindi non mi viene facile ricordarlo...""No, dalle sue parti è molto comune e poi non è così insolito.""Perché di quale parte è Ammina?""Suo padre è italiano ma sua madre è iraniana, irachena non so con precisione, comunque viene da quelle parti lì. Però non è musulmana e poi parla benissimo l'italiano.E' una dottoressa, sai...""Va bene basta così, in fondo non è importante di dov'è o non è Ammina. Quindi mi stavi parlando di un compleanno, che comprende una pizza e poi un cinema...Ma da sole, sole voi due intendo?" "No certo che no, ci saranno anche Claudia e Stella e poi Paolo, Alberto e Franco e poi ci accompagnerà la mamma di Ammina, prima in pizzeria e poi al cinema..." E la mente di Virginia si rese conto che se la matematica non è un'opinione questo voleva dire che tre più tre fa sei; tre ragazze e tre ragazzi anzi ine/ini in giro soli per Milano di sabato sera..."NO!"quasi urlò senza nemmeno rendersi conto né di averlo detto né di aver usato un tono di voce un po' troppo alto."Cosa no mamma?"Anche il tono di Aurora era cambiato o era una sua impressione? Dov'era finita la ragazza cicalona di poco prima?"No sabato sera non vai da nessuna parte, se vuoi ti porto io a mangiare una pizza e poi al cine..." "MAMMA MA SEI IMPAZZITA O COSA???"Adesso era la voce di Aurora ad avere assunto il tipico tono squillante di una soprano che fa i gorgheggi per schiarirsi la voce."Come puoi anche solo per un attimo pensare che io voglia venire al cinema con te?Io non voglio andare al cinema, voglio andare al compleanno di Ammina, voglio uscire con le mie amiche, per favore mamma..."la frase si era conclusa con un tono decisamente più pacato e quasi supplichevole al che Virginia si era lasciata intenerire ed aveva iniziato un braccio di ferro con Aurora che si era protratto per un tempo infinitamente lungo. Virginia aveva provato a spiegare alla figlia che forse era troppo presto, in fondo aveva solo quindici anni, per cominciare ad uscire la sera. Aurora si era difesa facendole notare che aveva "già" quindici anni e poi non era da sola oltre alle sue amiche ed ai suoi amici ci sarebbero stati con loro i genitori di Ammina. Certo, in pizzeria si sarebbero seduti ad un altro tavolo e al cinema non sarebbero entrati e poi le ragazze si sarebbero fermate a dormire a casa di Ammina "...e pensa mamma, questo è per te un grosso vantaggio, sabato sera puoi uscire anche tu con qualche amica, magari con un collega è tanto tempo che non esci! E poi domenica mattina, non prima delle undici però, vieni a prendermi da Ammina... Dai per favore mamma" e con la furbizia che solo gli adolescenti sanno dove sta di casa, Aurora si era alzata ed aveva abbracciato la madre, stampandole anche uno schioccante bacio sulla guancia. Cosa fare? Sotto un certo punto di vista la figlia aveva ragione, presto o tardi avrebbe pur dovuto cominciare ad uscire e poi anche se questa era la prima volta che usciva la sera, non era sola, c'erano con lei altre ragazze e i genitori di Ammina, a debita distanza d'accordo ma comunque presenti. E poi, e anche questa possibilità stuzzicava parecchio Virginia, lei avrebbe potuto, finalmente, uscire con un'amica o meglio ancora con Giorgio, quel nuovo collega che le faceva gli occhi dolci già da un po'...Bellissimi occhi verdi, per la verità, che lei faceva sempre finta di non vedere, perché come fai ad iniziare una storia se hai una figlia di quindici anni a casa? " E va bene, puoi andare al compleanno ma domani voglio il numero di telefono della mamma di Asia o come diavolo si chiama, voglio sentire da lei qual'è il programma della serata.D'accordo?""Si certo mamma, tutto quello che vuoi, sei la mamma più buona e dolce e meravigliosa del mondo ed io sono così felice di essere tua figlia...""   Ma dove accidenti vanno a scovarla tutta questa furbizia i ragazzi d'oggi?"pensò con un sospiro Virginia prima di girarsi su un fianco e mettersi,  finalmente!, a dormire.

sabato 15 dicembre 2012

Stupro con connivenza...( non della vittima!)

La notizia, al solito, la leggo sul giornale.Anzi per essere esatti l'ennesimo stupro ormai, in Italia, non fa più notizia!
La vicenda è infatti riportata nella rubrica della posta dei lettori. Una lettrice è venuta a sapere che una ragazza è stata, pochi giorni fa, violentata a Bovolone(Vr) in pieno giorno, dietro un bar che era, al momento dell'agressione, pieno di avventori. Natutalmente la ragazza avrà, anzi ha, chiesto aiuto, naturalmente l'aggressore era una persona già nota alle forze dell'ordine e naturalmente nessuno è intervenuto...
Questi assurdi naturalmente ci rendono colpevoli tanto quanto l'aggressore stesso...
Mi viene in mente un bellissimo film che ho visto  circa 30 anni fa. Non ricordo il titolo, non importa, ricordo però che la protagonista era una giovanissima ma già estremamente talentuosa Jodie Foster.
La trama sembra ricalcare, in un assurdo gioco di preveggenza, la notizia dello stupro di Bovolone.
Una ragaza viene violentata in un bar da due ragazzi.Il tutto avviene mentre un nutrito gruppo di avventori non solo si gode la scena ma incita con urla, risate e olè d'approvazione, i due bastardi.La ragazza denuncia la violenza: i due colpevoli vengono accusati ma lei non è contenta, giustamente vuole, e ottiene, di più. Inizia infatti una battaglia legale affinchè anche i presenti che non hanno partecipato ma incitato, vengano accusati. Nel film la ragazza vince!!!
E nella realtà?
Non mi viene difficile immaginare, in quanto donna, quanto possa essere doloroso ed umiliante, più per l'anima che per il corpo( e si sa che le ferite dell'anima non si rimarginano mai!), essere violentata.Altrettanto facile mi riesce immaginare quanto possa essere ancora più umiliante, per l'anima, denunciare uno stupro in una società se non proprio maschilista, decisamente maschile perchè gestita da uomini e creata a misura d'uomo! Immagino cosa sia per una donna che ha subito violenza sentirsi chiedere: a che ora stava rientrando, com'era vestita, se aveva dato retta a sconosciuti o se aveva bevuto...Come se rientrare la sera tardi a casa, con una minigonna inguinale e con qualche bicchiere di troppo nel corpo significhi: sono qui, sono pronta e voglio essere brutalmente sbattuta a terra e violentata!Ricordo che anni fa ho letto di una sentenza della Corte di Cassazione che giudicava non colpevole di stupro un uomo perchè la vittima quel giorno indossava i jeans!Quindi se hai i jeans non c'è violenza perchè non sono facili da togliere, se hai la minigonna inguinale non c'è violenza perchè in qualche modo te la sei cercata!Se poi sei libera e giovane ed hai l'abitudine di attardarti la sera, devi solo ringraziare che finora ti è andata bene!
Assurdo...!!!
In ogni caso, denunciando uno stupro corri anche il rischio di sentirti dire, non sono solo le parole a parlare...,che quasi quasi era colpa tua.
Quindi in poche, troppo poche, tendono a denunciare una violenza.Però fino ad ora in tante abbiamo creduto che per porteggersi bastasse stare in mezzo alla gente, frequentare strade illuminate e alla luce del sole e magari vestirsi in modo meno provocante...No, ormai anche queste prcauzioni non servono più a niente, visto che ci possono violentare in pieno giorno nei pressi di un bar senza che nessuno alzi un dito in nostra difesa!
A questo punto sorge spontaneo chiedersi: ma queste persone che hanno scelto di non sentire, di non sapere e di non intervenire, non si sentono nemmeno un pò responsabili di quella violenza?Agli occhi di quella donna e di tutte le donne del mondo, loro sono responsabili tanto quanto il violentatore.
Come staranno vivendo, con la loro coscienza sporca quei dieci, venti, o forse solo uno, avventori del bar che hanno sentito le grida d'aiuto ma hanno fatto finta di nulla?
Tra loro c'erano sicuramente padri, fratelli, figli, generi.... nessuno di noi è nato sotto un cavolo!
Come faranno adesso quelle persone a guardare in faccia le loro madri, mogli, fidanzate, sorelle, figlie...?
Come hanno potuto, sentendo delle grida d'aiuto, far finta di niente, finire di bere il loro caffè, pagare e uscire?
Ma cosa ci sta succedendo?
Perchè delle persone normalissime, non credo fossero dei delinquenti, hanno pensato  che l'indifferenza non è un crimine?
Mi è capitato di vedere, in un video su youtube, un ippopotamo che ha cercato disperatamente, ma ahimè inutilmente, di salvare una gazzella da un coccodrillo...
Poi mi capita di leggere che degli esseri umani, ripeto esseri umani!, fingono di non sapere che a pochi metri da loro una ragazza viene violentata.
Cosa devo pensare se leggo le due frasi una dopo l'altra? Che stiamo forse diventando peggio degli animali(mi scuso con gli animali che molto spesso sono migliori di noi umani),nel senso che stiamo perdendo la nostra coscienza? Che stanno diventando più umani e coscienti gli animali di noi?
Se così fosse allora è inutile proccuparsi della fine del mondo; mi sembra più logico preoccuparsi che presto qualche altra specie più umana di noi. possa diventare, al nostro posto, la specie dominante.

Non c'è crimine tanto abominevole che ciascuno di noi non possa compiere.
                                                                                                     (Dostoevskij)
                                                                                                  

 
                                                                                 





venerdì 14 dicembre 2012

Clima, che allegro buontempone...

 Certo che anche  Madre Natura sembra avere un suo senso dell'umorismo e il clima che questa mattina ha svegliato l'Italia lo dimostra.
Mi è stato fatto notare che, essendo la nostra penisola un suolo esteso per ben 131.275 km(quadrati),-isole escluse-la cosa è normale.
Ok... il nord  dell'Italia è circondato dalle Alpi, il sud è abbracciato dal Mediterraneo quindi non è insolito, in nessun periodo dell'anno, che diverse situazioni climatiche si presentino giornalmente agli italiani.
Eppure il diverso cielo sotto cui si sono svegliate questa mattina, 14/12/'12, ben 60.626.442 persone (almeno tali erano al censimento del 2011) sembra quasi uno scherzo della Natura.
Naturalmente non sono assolutamente in grado di sapere che clima c'era questa mattina al risveglio di ogni singolo italiano, però le tre immagini a fianco sono, per così dire, immagini campione perché     provengono da tre estremità della nostra bellissima penisola.
La prima, quella con il bel paesaggio innevato, è stata scattata nell'estremo nord ovest, ai piedi delle Alpi. La temperatura era di -1°.
La seconda, quella con il bel cielo azzurro intenso, è uno spaccato del  centro dell'Italia, il "caput mundi". La temperatura era di 12°.
La terza, cielo nuvoloso ma comunque azzurrissimo, è dell'estremo sud quello dove i mari Ionio e Tirreno si abbracciano, miscelandosi in un unico splendido mar Mediterraneo. La temperatura era di 18°.
Guardando e riguardando queste foto, trovo che la cosa ha una sua sorta di ironia come se la stessa Natura, attraverso il clima, volesse divertirsi con
noi italiani. 
Come dire...figli della stessa terra ma non dello stesso cielo cioè...stessa   madre ma padre diverso!

Ah ecco perché noi italiani del nord, del centro e del sud siamo diversi pur essendo fratelli, colpa dei geni di nostro padre!
 





Signore dammi il senso dell'umorismo
                       
                        ( San Tommaso Moro
 
                                                    
 



 

lunedì 10 dicembre 2012

Amicizia: introvabile tesoro o abusato sentimentalismo?

Amicizia:legame affettuoso tra due o più persone, nato da affinità di sentimento e tenuto saldo da reciproca stima e considerazione. Ecco questa è la definizione che il vocabolario dà del sostantivo femminile "amicizia".
Onestamente mi sembra un pò eccessiva...Quanti di noi possono con assoluta sincerità, almeno con se stessi, dichiarare che nei confronti dei propri amici provano non solo affetto ma soprattutto stima e considerazione? E quanti si sentirebbero di dire che gli amici provano per loro gli stessi sentimenti?Eppure di amici, di compagnoni, di persone che trascorrono buona parte della vita insieme, per amicizia, è pieno il mondo.Siamo animali  sociali, che amano vivere in branco e fin da piccoli cerchiamo di condividere il nostro tempo libero con persone che sentiamo simili per età, sesso, o semplicemente perchè sono materialmente disponibili.Non c'è niente di sbagliato in tutto questo, anzi... spesso le amicizie createsi da bambini sono le uniche che resistono al tempo ed al modificarsi, causa la crescita, del carattere.Sono le amicizie che sono cresciute con noi, alle quali vogliamo bene perchè sono parte della nostra vita, perchè condividono la nostra memoria...sono quegli amici che magari crescendo vediamo sempre meno, ma quando li rivediamo è come se ci fossimo lasciati un minuto prima! Fortunate quelle persone che hanno amici così...( se la vita non ti ha allontanato dal luogo dove sei nato e cresciuto, ovviamente!)Ma se invece l'amicizia è nata da adulti, possiamo veramente parlare di amici oppure si tratta di semplici conoscenze con le quali ci troviamo a percorrere un pezzo della nostra vita?Bella domanda...Personalmente ho insegnato ai miei figli che l'amico, se lo si considera tale, se si prova per lui/lei dell'affetto va accettato per quello che è, senza mai giudicarlo e soprattutto senza mai cercare di cambiarlo. Questo è l'unico metro da me usato con le varie persone che hanno attraversato la mia vita, e che io ho definito miei amici. Va da sè, dato che ho già trascorso buona parte della mia vita terrena, che non tutte le persone che ho conosciuto andavano accettate per quello che erano, anzi proprio per quello avrebbero dovuto essere evitate. Ecco questo è un altro grande vantaggio dell'amicizia.L'amico lo puoi scegliere, non devi per forza accettare tutti, nè devi per forza tenerti quelli che trovi. Tutti noi siamo un perfettamente bilanciato paniere di pregi e difetti, dove gli uni non sono migliori degli altri così come gli altri non sono peggiori degli uni. Quindi alcuni miei difettti possono dar fastidio ad alcune persone e ad altre no. Così come i miei pregi per alcuni sono validi, per altri inutili. E' quest'insieme di pregi e difetti che ci rende simpatici o antipatici e che rende gli altri, ai nostri occhi, simpatici o antipatici. Perciò trovare un amico, anche da adulti, non sarebbe per niente difficile, in realtà. Bisogna solo cercare di frequentare quelle persone che ci stanno più simpatiche e a cui noi stiamo, a nostra volta, simpatici. Eppure a volte anche questa semplice equazione  non dà il risultato sperato. Perchè?Secondo me perchè tutti noi abbiamo l'arroganza di pensare di essere migliori degli altri, o quantomeno di aver avuto le esperienze giuste che ci hanno permesso, sbagliando, di capire cosa è giusto e cosa no. Ecco  allora che, come sempre facciamo con tutte le persone disposte ad ascoltarci, cerchiamo di cambiare l'amico, cominciamo a giudicarlo, ci offendiamo con facilità se questi ha sbagliato con noi, e pretendiamo, dandogli dei consigli o cambiando il nostro atteggiamnto, che il nostro amico si comporti come noi volevamo si comportasse. Non parlo dei consigli nè delle critiche richieste, quelle da un amico sono sempre ben accette, parlo di quei malumori, quei rancorucci, quei fastidi che cominciamo a provare verso un amico quando lui  ci ha fatto qualcosa che noi magari non avremmo fatto.Ok l'amico ci ha feriti, ma se la ferita non è grave e non sanguina in modo emorragico, non sarebbe meglio provare a capire perchè l'amico ci ha fatto del male, prima di giudicarlo non più tale?E poi siamo veramente sicuri che noi, mai e poi mai lo avremmo ferito?Anche questa è una bella presunzione di noi umani, noi veniamo solo feriti e non feriamo mai. Non è vero noi veniamo feriti e feriamo esattamente allo stesso identico modo.Il problema è sempre racchiuso in quella piccola equazione di prima: siccome gli amici li possiamo scegliere, non sarebbe molto più semplice accettare come amici, volendo loro bene, stimandoli e sperando nella reciprocità dei sentimenti, solo quelle persone che hanno pregi e difetti simili ai nostri? In teoria si ma in pratica sembra che ultimamente il concetto di amicizia sia alquanto svalutato, soprattutto tra i giovani. Si cercano amici con cui uscire, andare al cinema o a mangiare una pizza senza nemmeno sforzarsi di conoscerli realmente, senza nemmeno cercare di capire se sono veramente delle persone con cui, caratterialmente, potremmo avere delle affinità.E' come se nell'era della tecnologia, quella in cui con un clic ci si innamora, ci si lascia, si cercano amici,si litiga con amici, l'essere umano si fosse impigrito e non avesse più molta voglia di mettersi in gioco, faccia a faccia o meglio carattere per carattere. Quindi per quello che vedo, anche attraverso le esperienze dei miei figli, l'amicizia ultimamente è un concetto un pò troppo abusato e ormai liso, ma non è mai stata, nè mai lo sarà, un introvabile tesoro. Sono sicura che anche i giovani lo capiranno, l'amicizia è si un tesoro, ma non introvabile, come tutti i tesori basta avere la buona volontà e il desiderio di cercarlo.
 Non c'è piacere comparabile a quello di incontrare un vecchio amico, eccetto forse quello di conoscerne uno nuovo.
                                                   (Rudyand Kipling)
                                                           
                                                       
                                     

venerdì 7 dicembre 2012

Dall'Olimpo...( capitolo primo )

"...quella altrui!".Ecco finito, pensò stancamente Virginia mentre metteva il punto definitivo all'articolo.Si tolse gli occhiali e con la punta del pollice e dell'indice si strofinò delicatamente gli occhi.Quindi guardò l'orologio..."Cavolo, si è fatto tardi devo proprio scappare, fra poco Aurora uscirà dalla palestra e le avevo promesso che sarei andata a prenderla...".Spingendo velocemente indietro la poltrona girevole di pelle nera, si alzò con agilità e cominciò a raccogliere pile di fogli sparsi per tutta la scrivania. Non era la prima volta, e non sarebbe stata l'ultima, che si portava il lavoro a casa.Del resto da madre divorziata di una ragazza quindicenne aveva ben poco altro da fare; per stare il più vicina possibile alla figlia molto del suo lavoro di redattrice lo doveva svolgere a casa. Benedetti computer, che magnifica invenzione per chi, come lei, scriveva per mantenere se stessa e la figlia. Il direttore poi, era un vero angelo: A lui non importava come e dove Virginia scriveva i suoi articoli, l'unica cosa che gli premeva era che gli articoli di opinione e la posta che Virginia seguiva sul settimanale "Dall'Olimpo", fossero sempre ben scritti e prontamente consegnati una volta alla settimana, preferibilmente di martedi, visto che il giornale si presentava puntualmente, in edicola, ogni giovedì pomeriggio. Quel giorno era, per l'appunto, martedì, quindi Virginia prima di uscire dalla redazione mise la testa dentro l'ufficio del direttore."Capo, io vado devo andare a prendere Aurora, anzi dovrei già essere in macchina" " Si si certo, l'articolo è pronto?" "Si, è salvato nel solito file se vuoi dargli un'occhiata...""Magari lo farò ma come al solito non credo serva, mi fido dei tuoi articoli e della tua diplomatica capacità di dire anche le cose più cattive nel modo più garbato possibile: Ciao allora a domani".Virginia questa volta non era proprio sicura di essere stata molto diplomatica. Le avevano chiesto di scrivere un articolo sugli stupri, che ultimamente erano di molto aumentati. Poichè lei era madre di una ragazzina che cominciava a scalpitare per raggiungere una sempre maggiore libertà, questo argomento la colpiva molto...Quante storie aveva letto, quante foto aveva visto di giovani, meno giovani e troppo spesso giovanissime donne violentate, picchiate, sequestrate e maltrattate per giorni da uno o più maschi barbari e incivili...In ognuna di quelle donne aveva con orrore visto il viso di sua figlia, sua figlia che voleva uscire la sera, che voleva andare al cinema e in discoteca e chissà dove altro ancora; sua figlia con la quale ogni giorno diventava sempre più difficile avere un rapporto civile, o almeno abbastanza educato.Era sempre stata una bimba dolce e affettuosa, la sua Aurora, ma ultimamente sembrava essersi trasformata in una acerrima e quanto mai ipercritica sua nemica! Si certo, Virginia ricordava ancora i suoi quindici anni e di quanto anche lei fosse sempre arrabbiata con la madre, all'epoca, ma non credeva che tra lei e la figlia le cose sarebbero andate allo stesso modo. In fondo i tempi erano cambiati e lei aveva instaurato, con la figlia, un rapporto molto più amichevole e confidenziale di quanto non lo era stato quello tra lei e sua madre. Eppure da un pò di tempo ormai, tra lei e Aurora qualunque banale conversazione finiva col trasformarsi in una guerra all'ultimo sangue.Di solito era lei che perdeva, anche se Aurora, Virginia ne era convinta, pensava il contrario. Messa alle strette, Virginia finiva con l'esercitare la sua autorità materna e anche se mai, in passato, avrebbe creduto di essere capace di farlo, metteva fine alla discussione con un perentorio "Si fa come dico io perchè  sono tua madre e basta, discussione finita!". Aurora allora la guardava con il labbro inferiore che le tremava dalla rabbia e usciva dalla stanza come una furia. Lo sbattere della porta della sua stanza indicava che almeno per un pò, non voleva essere disturbata. Eh si, fare la madre non era per niente facile...Virginia aveva sempre creduto che sarebbe bastato dare alla figlia affetto si, ma soprattutto rispetto e comprensione e questo avrebbe di lei sicuramente fatto un'ottima madre. E invece...Da quando poi, ormai quasi due anni prima, Giorgio era andato via di casa, le cose tra le e la figlia erano notevolmente peggiorate.Del resto come spiegare ad una figlia di quindici anni che le cose tra lei e suo padre non erano come sembravano? Che lei come donna, e seprattutto ceme moglie, era stanca delle continue scappatelle di lui? Che si, lui era un padre meraviglioso ma quanto a marito...lasciava parecchio a desiderare. Invece Aurora aveva deciso, senza neanche darle la possibilità di difendersi, che il padre era andato via perchè lei, Virginia, era egoista e cattiva! No, non che le avesse mai detto questo Aurora, ma lei lo capiva dal modo in cui la guardava la figlia quando rientrava dopo essere stata un paio di giorni col padre. Avrebbe sempre voluto chiedere alla figlia se il padre le parlava male di lei, ma poi non aveva mai avuto il coraggio. Del resto è vero che Giorgio era un gran mascalzone donnaiolo, ma con Aurora era sempre stato corretto ed affettuoso e lei non lo credeva veramente capace di certe bassezze.Però...non si conosce mai veramente a fondo una persona. Quante donne aveva visto violentate , e troppo spesso anche uccise, dai loro fidanzati, dai loro compagni o mariti? Erano uomini di cui loro si fidavano e che non avrebbero mai creduto capaci di fare cose del genere; con cui avevano dormito, dai quali avevano avuto dei figli, che avevano amato..."No, non Giorgio, Giorgio non sarebbe mai quel tipo di uomo!", pensò con forza Virginia mentre parcheggiava la macchina di fronte alla palestra, appena in tempo perchè le ragazze stavano per uscire...

sabato 24 novembre 2012

Guerra: deplorevole attualità...

(...)Non sappiamo nè sapremo mai quali orrori e quali drammi abbia causato il bombardamento a catena su(...), nè cosa abbiano provato i vari soldati alleati e non a sganciare bombe, ad incendiare pozzi di petrolio, a torturare prigionieri, poichè loro erano povere marionette in mano a burattinai crudeli, che per mesi si sono divertiti a giocare alla guerra e ad imitare Dio, decidendo della vita e della morte di poveri ed indifesi mortali(...).
Sono una madre e parlo come una madre. Vedo i miei bamini che giocano,ridono, corrono, piccoli ed innocenti e penso che anche altri bambini, fino a qualche giorno fa, giocavano, ridevano, correvano piccoli ed innocenti.Guardo i miei bambini che dormono, il volto disteso,un lieve sorriso(giocano con gli angeli) e penso che anche altri bambini fino a qualche giorno fa dormivano, con il volto disteso, con un lieve sorriso(giocavano con gli angeli...gli stessi angeli che li hanno accolti a braccia aperte, felici di poterci giocare per l'eternità).
Vedo al telegiornale i volti tumefatti, gli sguardi impauriti e sgomenti dei prigionieri alleati e penso "povere madri".Vedo sul giornale l'anonima foto di un soldato(...)pugnalato alle spalle e penso "povera madre".Ma ora vedo anche i soldati(...)catturati o semplicemente consegnati nelle mani del nemico:sono magri, sporchi, impauriti, sgomenti, buttati lì come si butta un mazzo di carte ormai unto e penso "povere madri". Si, perchè per ogni bambino, ogni uomo, ogni donna, ogni soldato morto c'è una madre che piange(...).
La guerra, questa guerra iniziata e finita, ci ha portato un crescendo di emozioni:paura che potesse colpire anche noi;rabbia per le reazioni terroristiche di(...);ammirazione per la guerra tecnologica, la guerra pulita "senza vittime"; sgomento perchè abbiamo capito che la guerra senza vittime non è, perchè abbiamo visto corpi straziati, martoriati dalle bombe;terrore per le gravi conseguenze ecologiche di alcuni atti di terrorismo;euforia perchè si cominciava a parlare di pace;gioia perchè finalmente è "finita"!.
(...)Tutto è vuoto come sono vuote le case, le strade, le piazze che sono state teatro di questa ennesima tragedia scritta e diretta da due grandi(o piccoli!)uomini e interpretata da comparse, tristi comparse impaurite al loro primo confronto con un vasto pubblico: il mondo intero.

E non ci sono vincitori nè vinti ma solo povera gente che piange i suoi morti e che continua a chiedersi perchè, e sa una sola cosa, ha una sola certerzza che la vera guerra, quella sporca, triste, sanguinosa, crudele e beffarda l'hanno combattuta loro, i civili: le donne, i bambini, i vecchi del(...),le madri del(...)e con loro le madri di tutto il mondo.
Questo articolo l'ho scritto nel 1991, era da poco finita la guerra del Golfo.Cosa è cambiato da allora?Assolutamente niente a parte il palcoscenico, sempre diverso, sul quale è stata messa in scena, troppe volte, la stessa sciocca e inutile tragedia: Guerra. E così è sempre stato, nei secoli dei secoli.Quanti moillenni dovranno ancora passare prima che l'uomo (homo sapiens sapiens!!!)impari a tollerare i suoi simili?Quante lacrime dovranno ancora versare le povere madri?...
Ah com'è meglio piangere per la gioia, che non gioire per i pianti altrui.
                                                                            ( William Shakespeare )







martedì 20 novembre 2012

Uomini: maneggiare con cura!

Sono figlia, moglie e madre, anche di un maschio, e questo mi ha dato una privilegiata e completa visione, negli anni, del mondo maschile.Siamo diversi, completamente diversi e J. Gray nell'intitolare il suo libro, teso a spiegare le diversità tra uomo e donna, "Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere"non ha esagerato.A volte rapportandomi con i membri della mia famiglia, padre/marito/figlio mi sembra proprio che veniamo da due pianeti diversi e che parliamo due lingue completamente diverse!Ok, questo è un bene, la diversità arricchisce, decisamente, e le differenze caratteriali tra uomo e donna se gestite con intelligenza da entrambe le parti, possono solo migliorare la vita di entrambi i sessi.Quindi potrebbe sembrare che tutto vada sempre per il meglio, così è di solito...a parte quel difettuccio quanto mai pericoloso del maschio: l'egocentrismo!Ecco forse la differenza più inconciliabile e pericolosa che c'è tra uomini e donne è proprio questa::tanto noi donne siamo portate all'altruismo quanto i maschi all'egocentrismo.Se fino a non molti anni fa l'ego maschile era altamente gratificato dalla sottomissione femminile in questi ultimi tempi, con l'emancipazione femminile, le cose, per noi donne, si sono evolute in peggio.La donna non è più sottomessa né sottomettibile; la donna lavora fuori, fa carriera, o almeno vorrebbe, come gli uomini,sceglie il maschio da sposare, decide se fare o non fare figli, insomma ha giustamente conquistato il suo posto al sole nel mondo.Quindi l'uomo non è più al centro dell'universo femminile, ed il suo egocentrismo ferito lo ha reso fragile, molto fragile, così fragile che per riaffermare la propria supremazia ricorre sempre più spesso alla violenza fisica e non.Purtroppo la cronaca è piena, ogni giorno, di episodi di violenza di vario genere subiti dalle donne e perpetrati da maschi della famiglia e non!Donne violentate, picchiate, uccise, donne la cui sola colpa è quella di essere, per l'appunto, donna!!!
Non so se tutto questo succede perchè la donna è diventata aggressiva, come dicono alcuni psicologi, o perchè l'uomo si sente sminuito, come aggiungono altri, e sinceramente non voglio neanche saperlo il perchè...Quando c'è la violenza, a danno di chiunque, per affermare qualunque idea, non c'è mai un perchè che possa giustificarla: c'è solo violenza punto!Purtroppo un'altra grande differenza tra uomini e donne è puramente fisica ed è quindi molto facile, per una donna, cadere vittima della violenza di un uomo.Quindi come possiamo difenderci?Beh le palestre sono piene di corsi di autodifesa, i negozi pieni di oggetti, legali e non, destinati alla difesa personale ma credo che il modo più efficace per difenderci sia quello di rieducare il maschio.In fondo è dalla notte dei tempi che noi madri ci occupiamo dei figli e anche se gli uomini hanno sempre creduto il contrario, il mondo è sempre stato gestito dalle donne, anche e soprattutto attraverso l'educazione dei figli maschi.Quindi ancora una volta noi donne dobbiamo rimboccarci le maniche e capire che le differenze tra maschi e femmine ci sono; siamo diversi, non necessariamente peggiori o migliori semplicemente diversi.Come diceva Mina in quella bellissima canzone di un ventennio fa "gli uomini son tanto fragili,fragili tu... maneggiali con cura". Ecco gli uomini vanno maneggiati con cura.Gli uomini vanno educati, fin da piccoli, a capire che loro non sono il centro del mondo di nessuna donna, nè madre nè moglie nè figlia, perchè il rapporto tra uomo e donna è un rapporto paritario, dove nessuno è nè deve essere il centro del mondo dell'altro.Gli uomini devono essere educati a capire che le donne non sono macchine per la procreazione nè oggetti di piacere da usare ogni volta che se ne ha voglia, magari violentando la prima donna che passa...Gli uomini devono essere educati a capire che usare la violenza fisica o psicologica nei confronti di una donna è da vigliacchi, non certo da forti.Gli uomini devono essere educati a capire che sono fragili, non deboli, ma fragili e bisognosi d'amore esattamente come noi donne, magari meno fragili ma bisognose d'amore proprio come loro.Gli uomini devono essere educati a capire che la vita non è una gara tra maschi e femmine, che nessun sesso è migliore o peggiore dell'altro, che il mondo non è esclusivamente loro ma nostro, di uomini e donne insieme.Gli uomini devono essere educati a capire che la loro fragilità è forse la cosa che noi donne amiamo di più...
Essere femmina è un compito terribilmente difficile:consiste nell'avere a che fare con gli uomini
           (Joseph Conrad)
 
 
 
 
















































































venerdì 16 novembre 2012

ereader, bello ma...

Ho sempre avuto un rapporto molto particolare con i libri.Mi è sempre piaciuto non solo leggerli ma anche tenerli in mano, sfogliarli, accarezzarne il dorso, guardare e riguardare la quarta di copertina,la foto, osservarne la carta, i caratteri, aprire una pagina a caso dei miei libri preferiti e rileggerne qualche frase...insomma un rapporto quasi da feticista!
Ecco perchè quando ho iniziato a leggere, sul giornale, dell'ereader il mio approccio è stato piuttosto scettico.Alla fine dell'aricolo, però, avevo cambiato idea e decido di parlarne con mio marito."Ah si, l'ho ordinato per me"dice lui( un classico per lui che è un fan di ogni oggetto hi-tech sul mercato)"però mi sono pentito , se vuoi lo prendi tu(anche il pentimento è un classico!).Così un giorno arriva con la scatola, chiusa, del mio ereader.
La apro e..Wow bello è bello, con quella sua aria da portafoto dal moderno design.Adesso vediamo come funziona...
Lo collego al computer e con pochi e semplici passi è pronto.
Facilissimo da usare,niente pulsanti solo touch, in meno di un'ora mi ritrovo con due libri:uno lo scarico gratis dalla ricca scelta di ebook  gratuiti e l'altro lo compro dalla vetrina(in realtà non lo compro perchè ho tre libri gratuiti, dalla vetrina, come benvenuto).Dopo qualche minuto altri due libri li prendo in visione, cioè non li compro ma posso leggerne alcune pagine e poi decidere se acquistarli o meno. Gran bella comodità, in negozio non li danno i libri in visione.
Quindi adesso sulla home page ho quattro libri, con copertine originali, che aspettano solo di essere letti.
Comincio con il primo e scopro che: ho il dizionario inserito, giro le pagine sfiorando appena lo schermo, ho una statistica di lettura che mi permette di essere sempre al corrente della percentuale di libro letta, ed altre cose come ora di letture ecc,posso ingrandire o rimpicciollire i caratteri in modo notevole,la luce può essere regolata, è interattivo (posso commentare, scambiare opinioni, o altre cose su facebook),posso creare una libreria con tanto di scaffali... insomma è comodissimo!!!Ovviamente ha altre opzioni ma lascio agli acquirenti il piacere di scoprirle.
Leggo per circa un'ora senza intorpidimento alle mani, con il cartaceo mi succede, e mi rendo conto che la vista non si è per nulla affaticata.
Che bello! Comincio a fantasticare sull'utilizzo e sulla comodità dell'ereader: lo porti in viaggio senza appesantirti, hai sempre con te il tuo libro preferito(provate a portare in borsa "Guerra e Pace" e poi ne riparliamo), puoi comprare libri a prezzi irrisori,  hai sempre un negozio di libri a tua disposizione(il mio sogno vivere in una libreria),è piccolo, come un libro normale, sottile( lo spessore di circa 20 pagine), leggero(184 gr l'ho pesato!)...lo metti in borsa con facilità e poi è bello da vedere e comodo da tenere in mano.
Perfetto? Non proprio due piccoli difetti li ho trovati:il pulsante on/off è alquanto scomodo, ci vogliono 2/3 tentativi prima di capire come funziona , e anche dopo che lo hai capito non sempre riesci, ed è in bianco e nero.Le quattro copertine che ho in home, anche se originali, ti lasciano un pò l'amaro in bocca, sono un pò cupe...Ah la custodia la devi comprare a parte e se non la compri devi tenerlo nella scatola, altrimenti si rischia di rigarlo.
Quindi direi quasi perfetto però...il libro-libro è tutta un'altra cosa!!!

Non ho mai visto un problema che non possa essere risolto con un'ora di tempo per leggere
                                                                                                                          ( Montesquieu)

venerdì 9 novembre 2012

Colonia di gatti sterminata...

La notizia la leggo sul giornale, poche righe di alta indignazione.
A Gaeta una colonia di circa 25 gatti, cuccioli compresi, è stata crudelmente avvelenata con la stricnina.So bene che la notizia è ormai datata,e che ci sono, magari in questo stesso momento, ci sono state e ci saranno sempre manifestazioni di inutile crudeltà nei confronti degli animali.Ma non parlarne perché è successo un po' di tempo fa o perché è inutile parlarne, non mi sembra una cosa giusta.
Se mi soffermo un attimo, non serve molta immaginazione, a pensare all'atroce agonia di quei gatti mi chiedo perché?Perché per risolvere un problema, che con un po' di buona volontà si sarebbe potuto risolvere in modo pacifico, si è ancora una volta ricorsi alla crudeltà?
Anche cercando di capire il disagio che questi gatti provocavano, entrando nei giardini, dormendo sulle macchine, miagolando senza sosta notte e giorno,creando sporcizia e disagi per chi non ama gli
animali,era veramente necessario ricorrere a mezzi così crudelmente estremi?
La colonia sarà stata gestita da una o più persone, perché non rivolgersi a loro, perché non parlarne per cercare insieme una soluzione che potesse venire incontro e al cittadino infastidito e al povero indifeso gatto?Perché di questo si tratta, di animali il più delle volte indifesi, di ignari esseri che hanno fiduciosamente mangiato il cibo avvelenato che una mano traditrice ha loro portato.
Se potessi guardare in faccia la (o le) persona responsabile, gli chiederei se sa chi era Gandhi, quell'anima straordinaria che ha liberato uno degli stati più popolosi al mondo dal giogo della colonizzazione(schiavitù), predicando la non violenza.Di certo non lo conosce...
E' vero non siamo tutti Gandhi ma allora, per logica conseguenza, non dovremmo neanche essere tutti Hitler.














Il grado di civiltà di un popolo si riconosce
 dal modo in cui tratta i propri animali
                                                  ( Gandhi)
                                                              


                                                  

                                                                   



martedì 6 novembre 2012

...eccomi qua

...e così eccomi qua.Se qualcuno, solo poco più di un anno fa, mi avesse detto che oggi mi sarei trovata qui, a scrivere su un blog, gli avrei detto "no, non io, non è possibile!".E invece...
Quest'ultimo anno per me non è stato facile, una serie di dolori, diversi per natura, ma uguali per sofferenza, hanno fatto si che un giorno mi sia svegliata e..."Adesso che ne faccio della mia vita?".Ho pensato di farne la cosa che fin da bambina ho sempre fatto: scriverla, scrivere un diario.Scrivere per me è sempre stata una grande compagnia, inoltre credo che quando il dolore, la paura, la rabbia o altra negatività, vengono messi nero su bianco, perdono di spessore.Li scrivi, li lasci lì un giorno, forse due, e quando li rileggi ti accorgi che non erano poi così gravi, così dolorosi.Ma si può scrivere anche della gioia, delle belle cose che capitano nella vita e quando li rileggi ti ritrovi a vivere le stesse emozioni di allora.Potenza della scrittura.
Oggi come mio primo post voglio parlare di uno degli eventi dolorosi che hanno cambiato la mia vita: la morte della mia mamma.Non intendo parlare del dolore che ho provato e provo, no il dolore è personale ed egoista, non vuole essere diviso con gli altri. Intendo parlare del "miracolo della sua morte".Ho detto tante volte questa frase, nei giorni immediatamente dopo la sua morte.
"Miracolo della morte"...La maggior parte delle persone mi guardava e credo pensasse:"Poverina, non sa quello che dice":
No no lo sapevo benissimo .
Mia mamma era malata da anni e qualche mese fa, per una serie di eventi fortuiti si è ritrovata a finire i suoi giorni in un "Hospice".Se qualcuno ha avuto un'esperienza come la mia, se ha trascorso del tempo, tanto, per assistere un malato in un hospice, sa cosa intendo.
L'hospice è un reparto piccolo, familiare, dove si pratica la terapia del dolore e dove si aiutano i malati a morire con dignità e dolcezza.
Lei, ed io con lei, è stata fortunata; è finita lì senza richieste del medico, senza lista d'attesa, per caso...
Ha trascorso lì dentro più di un mese, ed io con lei, quindi ho avuto modo di conoscere tutto il personale e di condividere con loro le lunghe giornate di dolore che si vivono in questi posti.Ho avuto modo di conoscere persone meravigliose, sempre garbate, gentili, sorridenti, attente che gli ultimi giorni di vita del malato fossero sempre puliti, profumati e allietati da buona musica e colori e profumi di piante e diffusori.
E siccome scrivere per me è sempre stata una terapia, poche ore dopo la morte della mia mamma, ho scritto queste parole, che ho dedicato al personale del "mio hospice", ma che adesso voglio condividere con tutte le straordinarie persone,medici, infermieri, volontari che ogni giorno accompagnano a morire uno di noi.


                                                      AI MIEI ANGELI




E' nel dolore che trovi la forza
è nelle lacrime ch'è custodita la gioia
è nella vita che impari l'amore
è nella morte che incontri i tuoi angeli.

Angeli bianchi
Angeli a righe
Angeli a colori
ed un Angelo  nero.

Loro son lì
la morte ti aspetta
ma loro son lì
e la morte s'arresta
s'inchina
ti porge le mani
ma loro son lì...

Con sguardi ridenti
e parole serene,
con baci soavi
e lievi carezze
ti prendono le mani
le danno alla morte
la morte t' abbraccia
ma loro son lì...
per darti alla Pace.



Rinnovati completamente ogni giorno,
fallo ancora e ancora,
per sempre ancora.
                               (iscrizione cinese)