mercoledì 18 settembre 2013

Cuore di mamma... ( le favole della nonna)

C'era una volta un ragazzo, di circa vent'anni, che viveva con la madre, anziana e vedova, in un paesino di montagna. Per la verità il ragazzo e la sua mamma non vivevano proprio in paese ma un po' più su, all'interno di una radura che si trovava in mezzo ad un bosco.I due erano molto legati e vivevano l'uno per l'altra. Vivevano grazie a quello che riuscivano a coltivare e ad ottenere dall'allevamento di alcuni animali. La mamma si occupava di un paio di capre, con il latte faceva un buonissimo formaggio, di qualche gallina per le uova e di un maiale all'anno. Una volta l'anno l'animale veniva rapidamente e con mano ferma sgozzato dal ragazzo che poi provvedeva, con l'aiuto della mamma, a farne salsicce, salami e tagli di carne da vendere al mercato del paese. Il ragazzo, per aiutare la mamma, spaccava legna su ordinazione e coltivava un bel pezzo di terra ad orto. Quando l'annata era buona riuscivano anche a vendere qualche prodotto della loro terra e quelli sì che erano soldi da spendere volentieri, perché di solito erano soldi in più rispetto alle loro magre entrate.Il ragazzo andava in paese due, tre volte l'anno...in occasione della vendita del maiale, quando l'orto aveva prodotto un buon raccolto e quando doveva consegnare la legna...Caricava Bastian, il suo asino e il loro unico mezzo di trasporto, con i prodotti da vendere, scendeva in paese, vendeva le sue mercanzie, comprava quello che serviva a lui e alla mamma, ricaricava Bastian e si incamminava verso casa. La strada era in salita, tortuosa e accidentata ma dato che la percorreva a piedi da sempre, non incontrava mai nessuna difficoltà La mamma invece in paese non scendeva quasi mai...solo una volta l'anno durante la festa del patrono del paese, san Topazio, a cui circa vent'anni prima aveva chiesto una grazia: avere un figlio! Era stata accontentata e quindi le sembrava doveroso andare da san Topazio almeno una volta l'anno per ringraziarlo, con le sue preghiere, di quel figlio che era per lei più di un gioiello prezioso...era tutta la sua vita!
Apparentemente la mamma ed il suo ragazzo erano felici, almeno così credeva il ragazzo prima di quel giorno...Era sceso in paese per vendere della verdura, e delle more selvatiche ed aveva visto in vetrina " Ohhhh caspita!" il più bel vestito che avesse mai visto. Era bianco con sottili righine nere ed aveva anche un bel fazzoletto rosso nel taschino. Ormai cominciava ad essere grande e guardava le ragazze, in particolare una: la Rosa! Lei si che era bella con i capelli neri neri, la bocca rossa rossa e quegli occhi verdi verdi, verdi come solo i prati in primavera...Ma sapeva che con i suoi pantaloni di tela vecchi e consumati e la sua camicia a quadri rattoppata lei non lo avrebbe mai guardato. Il ragazzo entra in negozio e chiede pieno di speranza il prezzo del vestito. " No, troppo caro, veramente troppo caro..." nemmeno se avesse lavorato giorno e notte a spaccare legna e a coltivare verdure e avesse caricato Bastian fini a farlo schiattare dalla fatica sarebbe mai riuscito a comprare quel vestito...Mentre era là con la faccia sconsolata a guardare il vestito in vetrina gli si avvicina un signore che lo guarda e gli dice: " Ti piace eh? Gran bel vestito. Addosso a te farebbe un figurone, sei così alto e muscoloso, sai quante ragazze ti correrebbero dietro?. Il ragazzo lo aveva guardato e poi aveva scosso la testa sconsolato...lui non poteva comprarlo quel vestito, proprio no!L'uomo allora gli dice che se vuole...ci sarebbe un lavoro fatto apposta per lui, così grande e grosso, un lavoro semplice e ben pagato con il quale avrebbe potuto comprarsi ben cinque di quei vestiti. Il ragazzo allora dice che lui è disposto a fare qualunque cosa, non è la fatica che lo spaventa, doveva solo dirgli cosa fare e lui l'avrebbe fatta. Ma l'uomo gli dice che non è così facile perché questo lavoro lo può fare solo chi entra in una grande famiglia e per fare questo bisogna abbandonare la propria famiglia e andare a stare con questa nuova famiglia. Il ragazzo comincia a dire che allora no, non può lavorare per questa famiglia perché la sua mamma ha solo lui e non può certo abbandonarla. L'uomo lo saluta e se ne va. Il ragazzo torna sconsolato a casa e per tutta la sera e il giorno dopo e il giorno dopo ancora non dice una parola. Inutilmente la mamma gli chiede cosa c'è che non va, il ragazzo scuote la testa ma non parla. Il quarto giorno, senza dire niente alla mamma, scende in paese. Non ha niente da vendere vuole solo vedere se il vestito è ancora là, in vetrina. Si c'è e c'è anche l'uomo che si avvicina a lui." Ciao ragazzo allora...ci hai forse ripensato?" gli chiede con aria sicura. Il ragazzo dice che si, in fondo ormai è grande e la mamma capirà che lui deve andare via. "Vedi ragazzo, gli dice l'uomo, non è così facile...per entrare in questa famiglia devi dare una prova della tua lealtà, devi darci la cosa più preziosa che hai" "Il mio Bastian, dice il ragazzo, ma non gli farete del male..." " No ragazzo devi portarci una prova del tuo amore per la nuova famiglia...devi portarci il cuore di tua madre in un sacchetto..."Il ragazzo lo guarda spaventata e scappa via. Corre, corre a perdifiato su per la montagna con le lacrime che gli bruciano gli occhi e il cuore che gli scoppia dalla paura. In pochissimo tempo arriva a casa dove si appresta a fare i suoi lavori senza dire una parola. Passano i giorni lui sta sempre in silenzio; la mamma é preoccupata, pensa sia malato, poi immagina sia innamorato, prova a parlargli ma...niente il ragazzo tace. Poi una mattina il ragazzo si sveglia e...basta aveva deciso, basta con quella vita fatta di stenti, di fatica e di dolore...in fondo la sua mamma era vecchia prima o poi sarebbe morta e poi quando avrebbe fatto tanti soldi avrebbe comprato per il paese una nuova statua di san Topazio a nome della mamma e...E con mano mano ferma e in modo rapido e quasi indolore sgozza la mamma. Poi, sempre con mano ferma e rapidamente, le strappa il cuore e lo mette in un sacchetto. Si aggancia il sacchetto alla cintuera e comincia a scendere verso il paese. Strano la strada la conosce bene, potrebbe farla ad occhi chiusi eppure continua ad inciampare, a cadere. Dopo l'ennesima caduta il sacchetto si sgancia dalla cintura, cade a terra, si apre e il cuore della mamma rotola fuori...Il cuore della mamma vede il figlio steso per terra e:" ti sei fatto male figlio mio?".

Morale della favola: il cuore di una mamma ama i propri figli sempre, comunque e nonostante tutto; il cuore di una mamma custodisce un amore immortale; il cuore di una mamma ama i propri figli più della sua stessa vita!
Il cuore di una madre è un abisso in fondo al quale si trova sempre un perdono.
                                                                         ( Honorè De Balzac )

5 commenti:

  1. Ciao Rosanna. Al di la della finalità del racconto di mostrare l'amore incondizionato di un madre, che mi sembra evidente, mi sono soffermato su un altro aspetto legato al rapporto madre figlio. La storia mostra il conflitto tra il desiderio di autonomia e l'attaccamento genitoriale del figlio e finisce in una drammatica soluzione. Da notare l'importanza della mancanza di un dialogo (il ragazzo non racconta alla madre quello che sta vivendo) che in generale comporta spesso scelte inadeguate da parte dei figli. Forse i due insieme, col dialogo (cercato dalla madre che è preoccupata del silenzio del figlio) avrebbero trovato una soluzione di autonomia senza sacrificare nessuna vita. La madre non viene fatta partecipe della difficoltà del giovane e la scelta è quella di sacrificare la vita della madre per l'autonomia. Un dialogo costruttivo avrebbe aiutato entrambi al distacco (formare un'altra famiglia) e alla crescita dell'altro. Seconda morale della storia: quanti giovani oggi risolvono in silenzio in modo sbagliato questo conflitto (v. fatti di cronaca), non cercano il dialogo con i genitori per affrontare momenti decisivi, importanti della propria eta?

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  2. Ciao Angelo,
    è verissimo quello che dici ma vedi, per tornare un attimo al racconto, questa è davvero una storia che mi raccontava mia nonna molto più semplice è chiaro io l'ho alquanto romanzata, ma il succo era quello di far notare, attraverso chissà una storia tramandata nei secoli, l'amore incondizionato di una madre per il proprio figlio.Il discorso della totale mancanza di dialogo, complice nel tragico finale della vicenda, era cosa abbastanza normale per i tempi di mia nonna ed anche per i miei e credo i tuoi...siamo cresciuti in un'epoca in cui si cominciava a sentire sì parlare del metodo Montessori ma non gli si dava molto credito,un'epoca in cui si affacciavano al mondo infantile i primi psicologi ma in cui ancora non si riteneva necessario dialogare con i propri figli. I figli andavano educati con non troppa benevolenza, baciati mentre dormivano per esempio, ma almeno fino ad un a certa età non gli si riconoscevano molti diritti. Certo io posso ritenermi fortunata perchè i miei lavoravano in proprio in una piccola fabbrica poi fallita, impiantata al sud e mia madre, era lei la mente della famiglia, era abbastanza pionieristica anche nell'educare me ma l'andazzo era comunque quello di dar poco peso ai bambini prima e ai ragazzi poi...Adesso è diverso adesso si che si è finalmente giunti alla conclusione che i figli sono persone, prima di essere figli, con dei diritti e i bambini, in particolare, ne hanno più di chiunque altro ma pare ci sia poco tempo da trascorrere con i propri figli o si pensa sia più necessario riempire le loro giornate di corsi extrascolastici e attività sportive o altro quindi si dialoga comunque sempre troppo poco; poi considera anche che spesso sono i figli a non voler parlare con i genitori per vari motivi ed il più è fatto...Però si, hai perfettamente ragione se si riuscisse a scalfire il muro di silenzio che spesso i figli tirano su con i genitori, molte tragedie si eviterebbero, tragedie dove i protagonisti sono, purtroppo, sempre questi poveri ragazzi lasciati crescere se prima con la totale mancanza di rispetto per la loro individualità adesso forse con un'eccessiva voglia di renderli individui perfetti ma senza una vera guida che li abitui ad un mondo che perfetto non è...
    ciao e grazie carissimo un abbraccio

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  3. Grazie per aver postato questo racconto

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